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Sempre più spesso, negli ultimi anni, mi è stato chiesto: “Che cos’è il mentalismo?”. Di solito rispondo: “Un insieme di tecniche per creare l’illusione di saper leggere nella mente”. Dal mio punto di vista, è una risposta più che onesta.

La seconda domanda, che arriva puntualmente, è: “Quindi posso imparare il mentalismo anche io?”. A quel punto io dico: “Certo, se hai almeno un decennio di tempo da dedicarci”.

Ecco: proprio riflettendo su questo aspetto ho capito che cos’è davvero la mia arte.

Il mentalismo è passione, quel genere di coinvolgimento che ti spinge a dedicare tutto il tempo possibile a qualcuno o qualcosa.

Il mentalismo è amore: riguarda se stessi e il proprio ego, ma molto di più riguarda gli altri, cioè il pubblico che partecipa agli spettacoli.

Oggi mi piace pensare che il mentalismo sia un atto d’amore per gli spettatori.

Voglio dire anche quello che il mentalismo non è, a costo di attirarmi il dissenso di tante persone. Il mentalismo non è PNL, il mentalismo non è ipnosi, il mentalismo non è scienza.

Per me il mentalismo è la volontà di credere che le persone non hanno limiti, che se vogliono davvero ottenere qualcosa, possono arrivarci.

Il punto non è solo applicare tecniche, a monte deve esserci la passione, quel fuoco che non ci fa dormire la notte, che ci porta a rubare tempo a qualunque altra attività pur di raggiungere un obiettivo.

Nel mio percorso ho studiato un po’ di psicologia, ho letto libri sulla PNL, sulle microespressioni e sull’ipnosi, ma con altrettanto interesse ho studiato i tarocchi, letto Jodorowsky e tanti libri sul paranormale.

Questo mi ha portato a diventare il mentalista che sono oggi.

Tutto, sempre con un solo desiderio: intrattenere il mio pubblico nella maniera più sbalorditiva, misteriosa e meravigliosa.

Gli spettatori e il loro stupore vengono prima di ogni altra cosa: è questa la mia “droga” da mentalista.

Ecco perché, quando mi viene chiesto “Che cos’è il mentalismo?”, posso rispondere anche semplicemente “intrattenimento”.

Che cosa si può ottenere studiando la mia arte con vera passione e non solo per il proprio ego?

Si può arrivare a pensare e far pensare che l’impossibile non esista, che siamo noi a mettercelo in testa.

Riflettiamoci: le cose che desideriamo con ogni fibra di noi stessi, per cui siamo disposti a impegnarci al massimo, non sono tante. Ma quelle poche, pochissime cose, si possono quasi sempre ottenere con la passione.

Io ho sempre adorato il Professor Xavier degli X-Man e ho sempre desiderato possedere le sue capacità: le ho ottenute? Ogni volta che con uno spettatore con cui ho giocato mi dice “Ti sentivo nella mia testa”, penso di sì.

Così, oggi, quando mi chiedono “Come fai?”, rispondo: “Con passione e sacrificio, provo a mettere nella testa delle persone il dubbio che forse l’impossibile non esiste”.

Antonio Argus